Bisogna "scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione. Su ciò deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica, cui spetta presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura: e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearità, imparzialità, severità". Lo scrive in un messaggio inviato in occasione della cerimonia per il ventennale della strage di via D'Amelio il capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Rivolgendosi ai Magistrati di Palermo, Napolitano ricorda come abbiano "spesso sofferto, nel corso degli anni, per la perdita di eminenti ed esemplari colleghi, che possiamo richiamare e onorare tutti unendoli al ricordo di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone. Vissi io stesso il dramma, lo sgomento, il dolore per il brutale assassinio di quei due eroici servitori dello Stato, vissi quelle ore insieme con il più fraterno amico della mia vita, il senatore Gerardo Chiaromonte, di cui è rimasto per me indimenticabile, insieme con il fermissimo impegno di Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il rapporto di straordinaria stima e simpatia personale che aveva stabilito con Paolo come con Giovanni. E non si è mai spenta in me la traccia del cocente dolore con cui appresi la notizia dell'agguato omicida a Pio La Torre, con cui avevo strettamente condiviso passione ideale e tensione morale. Intensa era stata già prima la mia commozione per l'uccisione di Cesare Terranova, che avevo avuto fine e apprezzato collega in Parlamento".
La "falsa e distorta verità giudiziaria" che Agnese Borsellino denuncia sia stata costruita per via giudiziaria sulla morte del marito è stata una "contraffazione della verità" che ha portato "un secondo terribile dolore" e una "umiliazione" per chi rappresenta lo Stato democratico, ha detto Napolitano.
Napolitano sottolinea che per la sua generazione, arrivata alla politica sull'onda della Resistenza, "la lotta conseguente contro la mafia, senza cedimenti a rassegnazioni o a filosofie di vile convivenza con essa, è divenuta parte integrante della nostra scelta civile" sin dall'eccidio di Portella delle Ginestre.
fonte: Ansa